acque | | acque | | diacque | | giacque | | giacque | | nacque | | nacque | | piacque | | piacque | | spiacque | | spiacque | | tacque | | tacque | | compiacque | | dispiacque | | dispiacque | | paracque | | portacque | | prenacque | | rigiacque | | rigiacque | | rinacque | | rinacque | | ripiacque | | ripiacque | | scaldacque | | scompiacque | | soggiacque | | soggiacque | | sottacque | | tagliacque | | aria-acque | | bevilacque | | mesciacque | | partiacque | | portaacque | | scaldaacque | | sottogiacque | | spartiacque | | aria-sott'acque | | autocompiacque | |
| 500 endecasillabi classici rimano con acque: | | e de' progressi lor nulla gli tacque, | cose udir che d'udir forte gli spiacque: | che di prudenza a fren mai non soggiacque, | oro in grembo le sparse in vece d'acque; | i primi altari aver già si compiacque, | di Ciprigna e del Sol la figlia nacque, | e lievemente s'attuffò nel'acque. | doglioso in atto sospirando tacque | riconoscon la dea che da lor nacque. | Umili i flutti e mansuete l'acque | sovr'ogni altro leggiadro un figlio nacque. | Ma dal gravido sen, com'al ciel piacque, | Feronia ch'al garzon tanto dispiacque | laqual a forza al'animal soggiacque. | di duo semi difformi informe ei nacque. | gli affisò nela dea, parto del'acque, | improviso silenzio entro vi nacque. | cessò l'alto bisbiglio e'l popol tacque | quella imagin ritien che seco nacque, | ch'al'eterno pittor di formar piacque. | ponete in stemprar gomme, in stillar acque | a giocar seco abilitar gli piacque. - | e'l mio stato servil, mentre che tacque, | e secreto pensier nel cor gli nacque | Il divin nunzio affrenò l'ira e tacque | Questa giusta sentenza a tutti piacque | non versasse d'amare e tepid'acque. | con gran pietà gran meraviglia nacque. | inchinò la cervice intanto e tacque. | O più del mar volubil, che tra l'acque | si compiacque di me, né le dispiacque | La dea che dal mar nacque e da cui nacque | Ama la bella dea nata del'acque, | dal re di Cipro è generato e nacque | Disse che'l bel garzon ch'a te sì piacque | e ritornossi ad appiattar nel'acque. | Fuggì la fera ubbidiente e tacque | ogni commercio. - E qui Silvania tacque. | Quindi escluder da sé sempre le piacque | addormentossi al mormorar del'acque. | e malgrado del duol, poich'egli giacque | tra l'onde no, ma tra le stelle nacque, | e nel foco affinolla, e non nel'acque. | a cui tanto di questa il candor piacque, | del bianco augello, ond'Elena poi nacque. | eccoti Leda qui, che si compiacque | fatto abisso di foco il ciel del'acque. | par che torni ala lite onde pria nacque, | l'una l'offre le rive e l'altro l'acque; | tra' lucenti cristalli ov'ella nacque, | la vergin bella a Citerea dispiacque, | su l'ali di colui che da me nacque, | del'italico onor ch'estinta giacque, | allor d'Arno vedrem le torbid'acque, | la coppia a lei congiunta oppressa giacque, | di due gemelle sue d'un parto nacque; | ch'è destinata ad abitar quest'acque, | qualor dal'ocean più chiara nacque; | le vezzose Nereidi in mezzo al'acque. | quando ala prima ingiuria il mar soggiacque | d'arco in arco lontan fugge per l'acque; | dov'ei di vaneggiar già si compiacque. | già ninfa che per lui muta si tacque, | specchia sestesso entro le limpid'acque, | in cui forte Natura si compiacque. | poiché Mercurio dipartissi e tacque. | ch'appese il plettro a un ramoscello e tacque. | un per caso ne ruppe e sì le spiacque | altri per altro affar travaglian l'acque. | tiran pian pian la conca, ov'ella nacque, | genitrice d'Amor, figlia del'acque. | Miracolo a veder come pria nacque, | la bella facoltà che tanto piacque. | onde certa e perfetta alfin ne nacque | arde per la beltà, che sì gli piacque, | arder quel dio si vede in mezzo l'acque, | Dela fiamma gentil, che nel mar nacque, | perch'ogni suo vigor prende dal'acque. | la vita e, morto in carne, in fior rinacque. | troppo a sestesso di piacer gli spiacque. | Ma dammi pur cotesto vetro'. E tacque | e i giuramenti suoi fermar gli piacque | Fatale è il rio che vedi, e son quest'acque | un marittimo augel ch'abita l'acque, | ond'ella agli occhi tuoi cotanto piacque. | nel profondo oceano, ove già nacque, | su'l verde smalto addormentossi e giacque. | Dal sonno presa al fremito del'acque | il dir riprese e, poich'alquanto tacque, | e perch'assai d'udirlo ci si compiacque, | Così l'arcier, che di Ciprigna nacque, | che senza madre del gran Giove nacque, | attese il fin di quel certame e tacque. | sì fatte lodi udir non si scompiacque, | Adon tra' fiori, Apollo in grembo al'acque. | e l'un e l'altro sol stanco si giacque, | qui sovente godea fra l'ombre e l'acque | tanto fu cara un tempo e tanto piacque, | Questa è la terra ch'ala dea, che nacque | patria de' pesci e region del'acque. | Passa ei nel regno ove la madre nacque, | al morir dela madre il figlio nacque. | poiché, mentre l'un sorse e l'altra giacque, | dale spiagge d'Arabia, ov'egli nacque. | Amor gli turba intorno i venti e l'acque, | colui che di due ventri al mondo nacque, | a novi ardori il condurrò per l'acque. | onde la madre fulminata giacque; | par che per gli occhi fuor voglia in tant'acque | versar tutto quel mare ond'ella nacque. | Giuro per la beltà che sì mi piacque | che quando il mio Fetonte ucciso giacque | E ben giusta cagione allor mi nacque | e lungo spazio ancor poich'egli tacque, | tremaro i lidi e rimbombaron l'acque. | Daché la bella coppia al mondo nacque, | tanto il genio del'uno al'altro piacque, | Scherzavan dunque infra l'arene e l'acque | di qua fuggite ove morendo giacque | l'esca dele mie fiamme in seno al'acque. | non voler consentir ch'uccidan l'acque | un servo di colei che di lor nacque. | per certezza del ver seco si giacque, | onde il famoso Pirro al mondo nacque. | Fassi avante Arabin che'n Guba nacque, | ma per le selve essercitar gli piacque | Vien Silvanel, che colà dove l'acque | mentre pascea l'armento in riva al'acque | del mar vicino, insu gli scogli nacque. | che talor di montarlo ei si compiacque. | Ed a Creùsa, onde Alcimida nacque, | Salvo dolente, e la letizia tacque, | Stesa per terra la superbia giacque; | Ebbe per madre Aspasia; ed ella nacque | Quivi nato a Medoro altro non piacque, | Odiàr l'autore. Il misero si giacque | Odiàr l'autore. Il perfido si giacque | Cui mancò la fortuna. Anco le piacque | al morir dela madre il figlio nacque. | patria de' pesci e region del'acque. | che senza madre del gran Giove nacque, | Dal sonno presa al fremito del'acque | nel profondo oceano, ove già nacque, | un marittimo augel ch'abita l'acque, | Ma dammi pur cotesto vetro. E tacque | perch'ogni suo vigor prende dal'acque. | arde per la beltà, che sì gli piacque, | onde certa e perfetta alfin ne nacque | la bella facoltà che tanto piacque. | Miracolo a veder come pria nacque, | genitrice d'Amor, figlia del'acque. | un per caso ne ruppe e sì le spiacque | poiché Mercurio dipartissi e tacque. | già ninfa che per lui muta si tacque, | le vezzose Nereidi in mezzo al'acque. | qualor dal'ocean più chiara nacque; | ch'è destinata ad abitar quest'acque, | di due gemelle sue d'un parto nacque; | allor d'Arno vedrem le torbid'acque, | del'italico onor ch'estinta giacque, | su l'ali di colui che da me nacque, | la vergin bella a Citerea dispiacque, | tra' lucenti cristalli ov'ella nacque, | addormentossi al mormorar del'acque. | Fuggì la fera ubbidiente e tacque | dal re di Cipro è generato e nacque | Ama la bella dea nata del'acque, | si compiacque di me, né le dispiacque | inchinò la cervice intanto e tacque. | con gran pietà gran meraviglia nacque. | non versasse d'amare e tepid'acque. | Il divin nunzio affrenò l'ira e tacque | ch'al'eterno pittor di formar piacque. | quella imagin ritien che seco nacque, | improviso silenzio entro vi nacque. | gli affisò nela dea, parto del'acque, | laqual a forza al'animal soggiacque. | Feronia ch'al garzon tanto dispiacque | Umili i flutti e mansuete l'acque | riconoscon la dea che da lor nacque. | doglioso in atto sospirando tacque | O sacre al crudo Marte acque | onde la madre fulminata giacque; | Giuro per la beltà che sì mi piacque | tremaro i lidi e rimbombaron l'acque. | di qua fuggite ove morendo giacque | non voler consentir ch'uccidan l'acque | un servo di colei che di lor nacque. | per certezza del ver seco si giacque, | onde il famoso Pirro al mondo nacque. | ma per le selve essercitar gli piacque | Vien Silvanel, che colà dove l'acque | Provò dal figlio che di Rea gli nacque | Con grato mormorìo discendon l'acque | Cortese tu ci fosti, e, come piacque | Nè le tue lodi quei medesmo tacque | La Settimana Santa estinto giacque, | non piaccia almeno a te, poi che a lei piacque. | Gustate ch' hebbe Angelica quell' acque | Un certo desiderio al cor le nacque | Che tutto il palischermo sotto l'acque | Che per mezza hora come morto giacque | Che 'l nome diede a l'Adriatiche acque; | Altino, già città, che, quando nacque | Che mangiasse o bevesse, se non l'acque | Che buon spatio ai campion mirarvi piacque, | Si udivan far dove cadevon l'acque | Tuffò il fanciullo nelle incantate acque, | Qual alla maga divenisse piacque; | Quanto Guerino in lei, nè di lei nacque | Enteso ho dir che si gettan tre acque | di destino miglior sorrise e tacque. | ma nella mente lo si chiuse, e tacque. | strumento fo del mio voler. - Qui tacque | Qui sparve l'alta vision: poi nacque | romor d'ali e di piè che di molt'acque | Lieto accorrea, agitandole l'acque | averne un che fia tal, ch'appunto nacque | prometton quanto onore in uom mai giacque; | e mi fé ben vedere il luogo e l'acque | che nobilmente sopra l'Arno nacque | ove perde Mugnone il nome e l'acque: | al Gottico furor, ma vinto giacque; | I Sassoni, che pur tra l'Albi e l'acque | volser duce Faran, che tra lor nacque | e cui la cortesia così dispiacque | con quei d'Asturia, a cui tra' sassi e l'acque | l'opera pastoral più d'altra piacque. | che così s'appellò costui, ché nacque | ch'a Lisera dà ber le gelide acque, | vinto per le sue mani e morto giacque. | di quelle onde i suoi fur, però ch'ei nacque | ove Linia e Duero insalan l'acque. | per le man di Severo oppresso giacque | ove il Rodano e Sona assembran l'acque; | dentro a i monti Cemeni, ove alfin piacque | Detto ch'ebbe così, s'assise e tacque | ch'al santonico mar non lunge nacque, | di Clodasso parente, a cui già spiacque | d'Aleandro figliuol, che ricco nacque | ove Teti di spuma imbianca l'acque: | dalla vaga Serpilla, a cui non piacque | che pien di vizi e di lordure nacque | là dove il Tago aurato insala l'acque. | ove l'Euro vicin più spande l'acque; | questi sul Beti e quei trall'ombre nacque | Estero Iranio, ch'al suo Febo piacque | al fero Segurano, onde alfin nacque | che in altrui man vederla gli dispiacque; | il miser Galealto occulto giacque, | non ebber men di lor, quando al ciel piacque | lassarmi insanguinar dell'Euro l'acque. | quando colei che siede sopra l'acque | quella che con le sette teste nacque, | fin che virtute al suo marito piacque. | ché de la nova terra un turbo nacque | Tre volte il fé girar con tutte l'acque; | e la prora ire in giù, com' altrui piacque, | che mai non vide navicar sue acque | Quivi mi cinse sì com' altrui piacque: | l'umile pianta, cotal si rinacque | giudice Nin gentil, quanto mi piacque | Nullo bel salutar tra noi si tacque; | ti cercavamo». E come qui si tacque, | Indi m'apparve un'altra con quell' acque | quando di gran dispetto in altrui nacque, | e de la mente peggio, e che mal nacque, | Io non so se più disse o s'ei si tacque, | ma questo intesi, e ritener mi piacque. | freno a suo prode, quell' uom che non nacque, | onde l'umana specie inferma giacque | fin ch'al Verbo di Dio discender piacque | questo ch'io dico, sì come si tacque | per la similitudine che nacque | a cui sì cominciar, dopo lui, piacque: | fuor d'ogne altro comprender, come i piacque, | Né prima quasi torpente si giacque; | lo discorrer di Dio sovra quest' acque. | scogli un antro muscoso, in cui dolci acque | l'orribil tèlo, onde percosso giacque | e gli uomini e gli armenti e l'aria e l'acque | e gli error suoi, fece qui fine e tacque. | E qui piangendo e sospirando tacque. | tre volte cadde, ed a la terza giacque: | stramazzò ne l'arena: e mentre ei giacque, | nosco non intervenga». E qui si tacque. | è da selve intricato, e da negre acque | Parte di loro al foco, e parte a l'acque, | tonò tre volte. In ciò repente nacque | da noi, che non l'udisse? o che da l'acque | siam qui mandati. Dardano qui nacque, | morir felicemente». E qui si tacque, | di cotal arte, che d'Apollo nacque, | de la candida Maia al mondo nacque; | gittossi; e sopra lui contento giacque. | Ortigio da Cenèo trafitto giacque: | pria lagrimando, e sospirando, tacque. | seco s'involva». E, ciò detto, si tacque. | che sotto a' porticali e sopra l'acque, | ed io tel vieto». E qui Giove si tacque. | mi curo, in fé di Dio; ché 'l bere d'acque | (bea chi ber ne vòl!) sempre mi spiacque. | Levavasi già 'l sole for di l'acque | sol ai signori di Maganza spiacque; | questa canaglia maladetta nacque; | sommerso in terra o 'n le maritime acque; | pensa qual fogo tra quegli occhi nacque! | si fa, quant'in amarsi ad ambi piacque; | trattosi l'arme, nudo come nacque, | di qua di là sbalzato per su l'acque. | di forze e panni, su la rena giacque; | rigido farlo, e pur rigido piacque. | del bel Damasco e in minor sorte nacque, | cui farlo erede del suo imperio piacque. | il nascer mio, ch'in tempo estinta giacque | giunse del bel Giordano a le chiare acque | e scese in riva al fiume, e qui si giacque. | E già l'antico Eròtimo, che nacque | il qual de l'erbe e de le nobil acque | di pietate a le fère e mente a l'acque. | ch'è del Ciel messaggiero.' E qui si tacque. | come del giorno il primo raggio nacque; | Nacqui io pagan, ma poi ne le sant'acque | rigenerarmi a Dio per grazia piacque. | Essi entràr nel palagio, esse ne l'acque | tuffàrsi: la repulsa a lor sí spiacque. | e de' Palici il fonte, in cui si giacque | il falso al fondo, e 'l ver notò su l'acque. | rigido farlo; e pur rigido ei piacque. | a gli steccati, a' muri, a' paschi, a l'acque; | le madri, a cui la vita allor dispiacque. | che tra nemici oppresso in terra giacque, | dove morí, dove sepolto ei giacque, | dove le membra rivestir gli piacque. | in sen de l'ampio Eufrate ella giá nacque | il viso e 'l petto discopria da l'acque; | mille amanti invaghí, cotanto piacque: | giunse del bel Giordano a le chiare acque; | e scese in riva al fiume, e qui si giacque. | Essi entrâr nel palagio, elle ne l'acque: | cotanto l'esser vinte a lor dispiacque. | Mira piú bel che 'n vetro, o 'n gelid'acque | l'idolo tuo nel cor, che sol ti piacque. | E giá l'antico Erotimo, che nacque | il qual de l'erbe e de le nobil'acque | d'umanitá a le fère, e mente a l'acque: | ch'è del Ciel messaggero'; e qui si tacque. | come del giorno il primo raggio nacque; | Scese egli ancora al mormorar de l'acque, | che veduto e gustato ancor gli piacque, | nullo bel ragionar tra lor si tacque, | e parlando il maggior, ch'in Frisa nacque, | l'altro prima approvò, da poi non tacque: | vicino al sasso ove cotanto piacque | Andromeda legata in riva a l'acque. | l'antichissima Joppe occulta giacque; | fondata anzi il diluvio appresso l'acque: | cui sino a quell'etá salvarla piacque, | per tèma abbandonando e l'ombre e l'acque: | d'oscure fosse, alcuno estinto giacque. | cui vita senza gloria allor dispiacque, | che per desio di preda ardente, o d'acque, | non vorran senza onore ov'ei si giacque. | lagrimoso e dolente; e piú gli spiacque, | Quinci veder pareagli in riva a l'acque | quindi l'umano stuol ch'infermo giacque, | qual dove d'alta selva agli occhi piacque | E poscia vede il fonte occulto e l'acque, | e del sacro silenzio a l'ombra ei giacque, | e di ciò ch'invaghia la mente e piacque, | risuonavano il ciel, le valli e l'acque, | ben che del suo periglio a tutti spiacque. | correva a l'ombra ove sovente ei giacque: | Cosí dicea nel lutto; e giá non tacque | Nicea, da la fortuna in riva a l'acque | e ritornata poi, si come piacque | Lungo il fonte gentil da le bell'acque. | Quante volte convien piacque e dispiacque; | Soccorso ancor gli fu negato; e giacque | Odiàr l'autore. Il perfido si giacque | Cui mancò la fortuna. Anco le piacque | Divide vasto sen di venti e d'acque, | Al cui valor l'Esperia un dì soggiacque; | Suona, qual poi sarà laddove nacque? | Nè stranier fatto imporre a me ti piacque, | Sol dir come la gloria in sen ne nacque. | Il celebrato tratto ov'Elle giacque, | E ben risponde al Dio che da lei nacque, | Al feroce Ottomano ella soggiacque, | In libertà scorressero, ed ei l'acque | Visto avesse ove a un Dio, lavarsi piacque. | E del suo giogo, ond'Africa soggiacque, | Ben la vendetta ritentar le piacque, | Immenso stuol da' cento terre ed acque; | Frutta ne die' ristoro, e di dolci acque; | Dal divo ispan guerrier nomar ne piacque(), | E appena delle fresche aure rinacque | E il Zaire veggiam, che ignoto giacque, | E corre immensa via con le chiare acque(). | E, Oh crudel, soggiungea, figlia dell'acque, | Perchè l'amante d'ingannar ti piacque? | Gran tempo incerta in sen l'alma mi tacque, | Erriam per vasta solitudin d'acque, | Ove talor l'áncora ferrea giacque; | Che da gran tempo incerta in sen ne tacque, | Ma con tal freno governarne piacque | E sul tranquillo sen delle bell'acque | Tal portò seco eredità chi nacque, | Altri cui scorrer l'Alemagna piacque() | E un fier Germano al suo valor soggiacque, | Ciò dicendo Velloso, in tutti nacque | Quando avvolto fra gorghi il mondo giacque, | E duo soltanto rispettaron l'acque; | Questi che vedi ristorarsi all'acque | Onde Lisbona al primo re soggiacque. | Il grand'Enrico? Ei per la fede giacque,() | Sull'onde stesse offrir, da cui già nacque, | Ed ombre spieghi, e corra di dolci acque, | Ne chiude, ed ella donde ignota giacque | Delle nevi, dei turbini e dell'acque. | tenebrosi disegni, né ti piacque | e le dolci compagne! Al ciel non piacque; | le volubili rote: così giacque | Sorrise Ettorre nel vederlo, e tacque. | bipenni i fabbri a nautic'uso. Ei giacque | tenea la pelle. Così cadde e giacque. | del suo diletto amico ora gli tacque. | senza toccarli. D'Erittònio nacque | le midolle, e disteso il tronco giacque. | Vago ei poscia di stragi in mezzo all'acque | la bella figlia di Brisèo si giacque. | Di Climèn tra le figlie al mondo nacque; | Che d'una schiava sua tardi gli nacque: | Pianger chïunque al suo destin soggiacque; | Ci addormentammo al mormorìo dell'acque. | Ciò fatto, ei pur nella sua grotta giacque. | 'D'Itaca il re, che di Laerte nacque. | Le nubi radunò, sconvolse l'acque, | «O chiunque tu sii, re di quest'acque, | Quivi alla terra, nell'uscir dell'acque, | Né punto al forestier l'invito spiacque. | Laodamante, Alio, che al Rege nacque | Ad Alcinoo mirar la danza piacque. | Tutto quant'era ei si distese, e giacque. | Drizzare alla mia volta un cervo piacque. | L'ombra sottile, d'Anticlèa, che nacque | Vidi colei non men, che ultima nacque | Sotto cui tutte intenebrârsi l'acque. | Questo fanciullo, che d'Ulisse nacque, | Sotto a cui tutte intenebrarsi l'acque. | Quasi trafitta folaga. Tra l'acque | Cose brevi son gli uomini. Chi nacque | L'ospite? O forse non curato giacque? | Al fonte s'avvïâr dalle nere acque: | Ci sovvenga più presto». E il detto piacque. | «Poiché tra i proci indovinar ti piacque, | Che le ancelle, per cui gittarlo piacque, | Condannavanci i numi, a cui non piacque | Or, che agli Eterni rïunirci piacque, | Da cui scampar non lice ad uom che nacque. | Al pagan la proposta non dispiacque: | e tal tregua tra lor subito nacque, | che 'l pagano al partir da le fresche acque | per cui re Sacripante in terra giacque, | del duca Amone e di Beatrice nacque. | non meno a Carlo e tutta Francia piacque | Quel ch'era utile a dir disse; e quel tacque, | Avea l'oste un destrier ch'a costei piacque, | comperollo e partissi come nacque | Alcina i pesci uscir facea de l' acque | Con la fata Morgana Alcina nacque, | Guardommi Alcina; e subito le piacque | Demmo le vele ai venti e i remi all'acque, | e tutti ci salvian, come a Dio piacque. | pur al fin si levò da mirar l'acque, | e ritornò dove la notte giacque. | Ella non ebbe sdegno, da che nacque, | onde fa i remi sì affrettar per l'acque, | Al gran rumor né mar né ripa tacque, | vede una donna, nuda come nacque, | legata a un tronco; e i piè le bagnan l'acque. | Con tutte l'arme andò per mezzo l'acque, | Africa, in te pare a costui non nacque, | Poi che fu giunto a proda, gli dispiacque, | Poi la pregò che seco oltr'a quell'acque | Marfisa, che gentil fu da che nacque, | e portarla anch'un pezzo non le spiacque, | Poscia ch'Argeo non conosciuto giacque, | Gabrina è il nome di costei, che nacque | Ella, che 'l ver fin a quell'ora tacque, | Il pozzo è cavo, e pieno al sommo d'acque: | Non si fermò fin che nel fondo giacque: | Il nobil atto e di splendor non tacque | Queste et altre parole ella non tacque, | Il vento intanto di sospiri, e l'acque | Dopo una lunga aspettazion pur nacque | - Liete piante, verdi erbe, limpide acque, | dove la bella Angelica che nacque | spesso ne le mie braccia nuda giacque; | e come poi dormendo in ripa all'acque, |
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