ladre | | ladre | | madre | | padre | | quadre | | quadre | | squadre | | squadre | | leggiadre | | mezzadre | | cannaladre | | caposquadre | | casamadre | | duramadre | | piamadre | | vicemadre | | vicepadre | |
| 500 endecasillabi classici rimano con adre: | | poiché n'uscir le congregate squadre | giunt'era ala città che fu del padre, | di Mercurio, d'Amore e dela madre, | ma con leggi d'amor, care e leggiadre, | e le celesti e le terrestri squadre | tu che le cose, o venerabil madre, | quante furo o saran donne leggiadre. | e s'accolte vedesti in varie squadre | la sprona incontro ala vezzosa madre, | muovon guerre tra lor vaghe e leggiadre. | in varie legioni, in varie squadre, | - Chi è colei, che fra sì belle squadre | onde rivolto ala benigna madre | Parve fra le più degne e più leggiadre | l'altre, ch'altrove io veggio, armate squadre, | meraviglie formar nove e leggiadre, | dela bella facondia arguto padre, | per le getule selve il biondo padre. | già segue già tra le cornute squadre | righe e piombi adoprar, compassi e squadre, | di quelle membra candide e leggiadre | Daché la queta, oscura, umida madre | Ed ecco a lei dale volanti squadre | quelle membra a lavar bianche e leggiadre, | Stavasi intanto la mia bella madre | Or se membra sì belle e sì leggiadre | parto furtivo di furtiva madre | Sol quelle luci tue rapaci e ladre, | dirò sol ch'amo e che d'Amor son madre. | taccio che figlia son del sommo padre: | e rispondano al suon l'aure leggiadre. | la vostra omai vittoriosa madre. | vigorose mie forze, invitte squadre. | mostran che figlie son d'un stesso padre. | simili al viso ed agili e leggiadre | vassene in Lenno ala magion del padre. | e, tutto inteso a tribular la madre, | fu sorella in un punto, avolo il padre. | pegno furtivo, a cui la propria madre | del'ondoso Ocean l'umido padre, | rigido re dele tartaree squadre, | di trargli a piè dela mia bella madre, | che membra sì gentili e sì leggiadre | deggian Marte o Vulcano aver per padre. | Un plaustro a quattro ruote e sì leggiadre | Nisa conduce in mezzo a queste squadre, | e'l letto genial dove la madre | Oltre Cerere e Bacco, oltre la madre | d'altri dei, d'altre dee v'ha varie squadre, | Temi e Vesta vi son, né men leggiadre | figlia di bella e generosa madre | scelta per la miglior fra cento squadre. | pomellata è di macchie assai leggiadre. | Armarsi volle, e seguitare il padre. | In riva a l'Oglio comandava il padre | Fu Colonnese infra Latin la madre, | Ei venne a Rodi, e fra cotante squadre | Armarsi volle e seguitare il padre. | Che da la Senna de le Grazie madre | Donàr gemina lama, e a cui la madre | Immobil sempre, e ch'allo stesso padre | Vide in un corpo solo e sposa e madre | Un giovinetto eroe, o un giovin padre | Che da la Senna de le Grazie madre | Donàr gemina lama, e a cui la madre | Immobil sempre, che al medesmo padre | Vide in un corpo solo e sposa e madre | pegno furtivo, a cui la propria madre | vassene in Lenno ala magion del padre. | vigorose mie forze, invitte squadre. | la vostra omai vittoriosa madre. | taccio che figlia son del sommo padre: | Sol quelle luci tue rapaci e ladre, | parto furtivo di furtiva madre | Stavasi intanto la mia bella madre | Ed ecco a lei dale volanti squadre | Daché la queta, oscura, umida madre | già segue già tra le cornute squadre | per le getule selve il biondo padre. | dela bella facondia arguto padre, | onde rivolto ala benigna madre | Chi è colei, che fra sì belle squadre | in varie legioni, in varie squadre, | la sprona incontro ala vezzosa madre, | tu che le cose, o venerabil madre, | di Mercurio, d'Amore e dela madre, | giunt'era ala città che fu del padre, | poiché n'uscir le congregate squadre | del'ondoso Ocean l'umido padre, | rigido re dele tartaree squadre, | di trargli a piè dela mia bella madre, | Oltre Cerere e Bacco, oltre la madre | figlia di bella e generosa madre | De' Serafini le ordinate squadre | Di sue celesti rifulgenti squadre. | Così risponde: Poichè me tuo padre, | Delle perverse ammutinate squadre | Nel fortunato dì che al primo padre | La terza parte dell'empiree squadre | Stupor assalse le ribelli squadre | Ei così parla alle già pronte squadre, | Ricoprian di lor mole armate squadre. | Tutte riduce allor le sparse squadre | Al regno tuo? Delle ribelli squadre | Lavò de' suoi discepoli, qual padre | Soggiunge allor l'incestuosa madre, | Sì disse il nostro penitente padre, | Più luminose le attendate squadre | Pensa per te, se la fussi tuo madre, | Questo Ruggier, morendo innanzi al padre, | usando assai colle armigere squadre, | Assediato è il Cataio dalle squadre | Non le era et che gabbata fu la madre. | Che del vechio anche fu Agricane il padre, | Agrican dicon le Tartare squadre. | Per amor di costei servito ho il padre | Che mi promise già sua cara madre | Ond' io non dubitai fra armate squadre | Le parole che il fan cercar del padre | Altro mai fussi, et così la sua madre | Vinsi una giostra et poi più armate squadre, | Non fusse et tornar possa a l'altre squadre, | Roberto resta, et al superno padre | Et, doppo il rio costume del tuo padre, | Mutato ha il nome per le genti ladre. | Per consolare alquanto il mesto padre. | Con le loro de vitii armate squadre! | Per il figliuolo la misera madre | Che non vuoglia dispor senza del padre | Non replica Alessandro al degno padre, | pose Malvina nelle man del padre | Perché tante perir misere squadre | fanno il sacro costar nome di madre. | Disse rea d'adulterio altri la madre, | sparso il solco accusò del proprio padre. | L’ottava e d’ogni ben fa esser madre | la nona conchiude come padre | un suo messaggio tosto mandò al padre, | Amor non regna più tra figlio e padre. | nudrì Vivïana, tolto alla sua madre: | che fratello onorato era del padre; | Seguran suo cugin contro alle squadre | le quai più che se stesso amava il padre. | ché Rosmunda la bella era sua madre, | ch'Alarico di lui fece esser padre. | che più cari e fedeli erano al padre, | seguir, come già feo, l'armate squadre: | e vedute n'aveva opre leggiadre, | ma tengo ferma speme che 'l mio padre | mi donerà se stesso e le sue squadre. | con gli altri omai tra le primiere squadre? | il nome sol dell'onorato padre | che d'esser primo all'opere leggiadre: | oggi in consiglio, e già in opre leggiadre, | e ch'è non men di voi che di me padre; | che interprete di sogni ebbero il padre | gli pregò di schivar l'armate squadre; | né mai saggio figliuolo amò più il padre | ch'io fei lui sempre, e l'opre sue leggiadre. | e de' suoi cavalier l'ornate squadre | vien tutte rivedendo, e qual pio padre | dicendo: “Or vien dell'opere leggiadre, | dice: “Omai son finite, o dolce madre, | l'ore de i vostri ben rapaci e ladre. | Da tai detto racceso, e di tal padre, | d'alto desir dell'opere leggiadre, | e congiunte de' suoi più ardite squadre, | di Giove universal, di tutto il padre, | di Pelio e d'Ossa le superbe squadre, | col favor sol dell'opre tue leggiadre | ch'a tutto 'l mio poter del chiaro padre | d'egual mostrarmi all'opre sue leggiadre: | al primo nascer suo che 'l chiaro padre, | la divina scienza, ond'ella è madre, | col cortese approvar del sommo padre: | pensier celesti et opere leggiadre, | l'aspra necessità del vecchio padre | di venirlo a servir con le sue squadre. | il cor l'invidia che dell'odio è madre, | venga a scampar dall'avversarie squadre | del studio militar l'antico padre. | Darogli in pace poi gradite squadre | che 'l seguiran qual pio signore e padre, | co i quai potrà nell'opere leggiadre | d'esservi tale: e l'opre sue leggiadre | all'armoriche sue famose squadre, | che giunga spron nell'opere leggiadre, | de' fatti illustri dell'altero padre: | “Ah” - risponde il gran re - “giocondo padre, | come san le nemiche e le mie squadre, | ma desio forse d'opere leggiadre | che mi venner da voi, diletta madre, | e sorta averle all'opere leggiadre; | se non solo il voler del Sommo Padre, | scacciar sovente le nemiche squadre; | fare in consiglio e in arme opre leggiadre; | ma l'età ferma ed ogni antico padre | come verso i figliuoi l'annoso padre, | si mostrò amico alle nemiche squadre; | chiaro e quieto il ciel dimostra al padre. | Guiglielmo Aldobrandesco fu mio padre; | che, non pensando a la comune madre, | si fer due figli a riveder la madre, | quand' io odo nomar sé stesso il padre | e tu ne 'l promettesti. Or come, padre, | se te, nostro signor, nostro buon padre, | era figliuol, che di bellezza è madre. | Al voler della sua diletta madre | i dolci figli e 'l desïato padre, | fece cadendo; e di piú greche squadre | ove Ascanio abbandoni? ove tuo padre? | a tanti esposto, il mio diletto padre, | da parte mia, che Venere sua madre | se del loco era il genio, o pur del padre | infida moglie e sfortunata madre, | e chino il viso. Onde rivolto al padre: | anzi a lui sol la sua regina madre | in vece avean di tavole e di quadre, | e Giove idèo, e d'Ida la gran madre, | sbruffavan per le nari. Al Sol suo padre | a Troiani? a banditi? E tu, suo padre, | si dovea come a rege. Ma 'l buon padre, | Argo che la guardava; eravi il padre | a cui nascendo avea Feronia madre | che da le poppe di sí fiera madre | monarca eterno, a me tua cara madre | de la pietà ch'ebbe suo padre al padre; | ne porgi aíta. E s'Irtaco mio padre | n'andasti, anzi a la morte, che tua madre | d'avoltoi e di corvi. Ed io tua madre, | un giovine leggiadro, che dal padre | di Sarpedonte e di tebana madre, | il sommo, eterno, onnipotente padre | che dal padre indistinti e da la madre | l'ossa e 'l cervello. Era d'Aleso il padre | d'un tanto scorno, onnipotente padre, | non s'arrischiando le nemiche squadre | Lauso, che in tanto rischio il caro padre | né la sua forma; e pur da la sua madre | e 'l suo fasto venia da la sua madre | Fin da le fasce è mia. Mètabo, il padre | fu Camilla nomata. Andava il padre | patteggi con la morte. Ed anch'io, padre, | Odami di là su l'eterno padre, | gli occhi e gli animi alzâr l'itale squadre; | fian gli anni tuoi, fa che d'Enea tuo padre | avea per reggia, e per signore il padre, | Rinaldo, d'ogni bon compagno padre, | commerzio ebbe talor de genti ladre; | va' ratto ratto in piazza e, tra le squadre | cercando, fa' che vegna a me tuo padre. - | poscia che spinto for l'ebbe sua madre, | poi ch'a lei fu da le cristiane squadre | presa Antiochia, e morto il re suo padre. | ben il conosco a le sue spalle quadre, | Ma 'l gran nemico mio tra queste squadre | Al giovin Poliferno, a cui fu il padre | e contra le irritò l'occulte squadre; | o Duci, e voi che le fulgenti squadre | e sai non men che servo insieme e padre | io t'ho seguita fra guerriere squadre. | premea Valerian l'orme del padre: | cento no 'l sostenean gotiche squadre. | E 'l tempo omai ch'a le feroci squadre | Ei nulla, in ordinar cavalli e squadre, | cedea de la milizia al vecchio padre. | Questi in sua verde etá sospetto al padre | e per consiglio di canuta madre | fattosi duce poi d'estranie squadre, | che de' nipoti suoi l'erranti squadre | e giunge inermi a le mie armate squadre, | o di pietá, d'onore, o d'anni padre. | e paion cento duci e cento squadre | - O d'etate, e d'onore a tutti padre, | e 'l vidi spesso conturbar le squadre: | Non voler ch'ogni rischio al vecchio padre | perturbi il volto ed a l'afflitta madre; | Pria vide ancise e rotte amiche squadre, | fuggir piagato Solimano il padre; | poi co 'l fratello, e con l'afflitta madre | Al piú giovin fratello, a cui fu il padre | e contra le irritò l'occulte squadre, | gli alzi sublime tomba il vecchio padre, | dov'egli pianga e la sua antica madre: | temute giá ne le famose squadre: | ch'a Solimano, il tuo famoso padre, | o duce invitto d'infelici squadre: | Di nuovo giuro, o mio signore e padre, | e voi per sua difesa armate squadre, | l'Oceán de le cose è il vecchio padre. | e 'n grembo siede a lui chi detta è madre. | o duci, e voi che le divine squadre | e savissimo è il tempo, e quasi padre, | e sai non men che servo insieme e padre, | ti seguo ancor fra mille armate squadre. | del tuo marito e del tuo saggio padre. - | mura, porta, ripari, ed armi e squadre, | non curo riveder la patria, o 'l padre, | né baci aspetto da l'antica madre. - | da sette navi scesa in sette squadre, | D'Arabi appresso piú veloci squadre | Da l'altro lato in piene schiere e quadre | disse de la milizia il vecchio padre: | dove duce sei tu d'invitte squadre; | e simulacro, e 'l re lasciva madre | s'adora, e d'alto ciel sublimi squadre, | quelle, dich'io, che seguitâr la madre | raccolto ei fu da l'animose squadre: | Tacito rimirando il fèro padre, | Piangeva appresso la dolente madre: | e spesse volte a le nemiche squadre | a sua voglia spiegar cotante squadre; | de la cittá, de' regi antica madre. | sa dove meglio i suoi raggiri o squadre: | fra superbe, nemiche, irate squadre, | misera vecchia, serva ed orba madre. - | Trasse Emireno intanto orride squadre, | Che da la Senna de le Grazie madre | Donàr gemina lama, e a cui la madre | Immobil sempre, che al medesmo padre | Vide in un corpo solo e sposa e madre | Indi gl'imberbi eroi, cui diede il padre | Parte la bella dallo sposo al padre. | Non sia sua figlia ma di un'altra madre | L'immagine spettrale di suo padre | Con delle righe e con delle squadre | all'auree sedi dell'Egìoco padre | Se generato d'una diva madre | gratificando alla diletta madre | in armi ei ponga degli Achei le squadre, | Divorata co' figli anco la madre, | e noi scorriamo le raccolte squadre, | degli Etoli Toante, a cui fu padre | Giove, d'Ida signor, massimo padre, | dei lenitivi farmaci che al padre, | del tuo favor cortese e al mio gran padre, | la dilicata mano. - Il sommo padre | de' Teucri si traea le forti squadre | ma non diè morte, ché vietollo il padre. | tu sai per anco, connivente padre | tornâr contente alla magion del padre | tu, Ettore, ten vola, ed alla madre | No, non recarmi, veneranda madre, | oh m'avesse il dì stesso in che la madre | bambin leggiadro come stella. Il padre | Orba del padre io sono e della madre. | dica talun: Non fu sì forte il padre: | tolto al covil della veloce madre | dal valor degli Achei; ma quel mio padre | la profonda fiumana. Or m'odia il padre, | sul pavimento dell'Egìoco padre | Stette muta Minerva, e contra il padre | Carco allor della sacra ira del padre, | ne spermenta lo sdegno. Esse del padre | di Meleagro, e la destò la madre | alla mesta Alcïon gemea la madre | pensier si prende di quell'ira il padre | Pagherete voi dunque ora del padre | fu la tua fuga. Misero! né il padre | basti la gloria ed onorar la madre: | che al genitor carissima e alla madre | il cavaliero Enèo padre al mio padre. | Pietà sentinne nel vederlo il padre | apportatore. Di malvagio padre | Crudel! né padre a te Pelèo, né madre | se di Giove alcun cenno a te la madre | cui dopo Achille rompitor di squadre | generato di furto, a cui fu madre | certo di bile ti nudrìo la madre: | cangiato di pensiero il suo gran padre. | né mischiossi agli Achei, ché della madre | mi feo gittar l'invereconda madre, | indi agli eterni del potente padre | su le pelìache vette, e dato al padre. | ei non porrallo alle tue mani, ei padre | Era costui di Prìamo un figlio: il padre | l'ambrosio manto sul bel corpo. Il padre | Cinzia rispose, mi percosse, o padre, | che alle stelle n'andò. Plorava il padre | pietà di mia vecchiezza. Ei pure ha un padre | tra le mie braccia almen! così la madre, | E quanti or privo dell'amato padre, | buoni al tiro. Si trasse il vecchio padre | dolce al suo fianco la divina madre, | Quindi allestiti presentaro al padre | Divino Achille, ti rammenta il padre, | di tema il cor, dicendo: Ottimo padre, | Terribile ai nemici era il tuo padre | Acciocché sappia del suo caro padre, | Non disagiava, e dell'assente padre | Che per se stesso conoscesse il padre? | Figliuola è degno che largisca un padre. | E Telemaco ad essi: «O della madre | Quando sotterra dimorasse il padre. | Che più non ha, sempre s'affisa il padre, | Popol d'Itaca, il nostro: a tutti padre, | Noioso assedio alla ritrosa madre | Grave inoltre mi fôra, ov'io la madre | Tal consiglio al fanciul porgo: la madre | E fender l'onde m'imponesti, un padre | Partirci tutto, ma la casta madre, | Trasportarlo è mestieri. Né la madre | Destin soggiacque il generoso padre. | Disventurato il partorì la madre. | Che morto aveagli sì famoso padre. | Penelope e Telemaco, che il padre | «Atride, il vecchio Nestore mio padre | L'immortal PrOteo, mio creduto padre, | E tramava con esse inganno al padre. | Sparta si volse, per ritrar del padre, | «L'abbia sul mare, a domandar del padre, | Qual de' lattanti leoncin la madre, | Di quella gente ch'ei reggea da padre. | Col genitor la veneranda madre. | E al padre per narrarlo, ed alla madre | Sue giovanili non s'ardìa col padre. | Le luci apristi al dì, tre volte il padre | Ritorno e scorta impetrerai dal padre. | Nausìtoo generoso, il qual fu padre | Nel mezzo: «Orsù, gli disse, ospite padre, | Dal Saturnìde onnipossente padre | Se tutti prima non mi torna il padre | Con che il padre solea, solea la madre, | Nessuno è il nome; me la madre e il padre | Da Giove è il morbo, e non v'ha scampo. Al padre | Costoro ciascun dì siedon tra il padre | Quelli ammutiro. Ma il crucciato padre: | Loro additò con man tetto del padre. | Per la consorte tua, pel vecchio padre, | Comparve in questo dell'antica madre | Ma ciò narrami ancora: io della madre | Ma io di là non mi togliea. La madre | Riprese allor la veneranda madre: | Io, pensando tra me, l'estinta madre | Che diverrai di bei fanciulli madre, | Tutti i vicini la chiedean; ma il padre | Padre lui vedrà, un giorno, ed egli al padre | Surroga invece altra colomba il padre. | Vola dunque sul pelago, e la madre | Ne spïava di Giove: «O Giove padre, | Crebber gli dèi, sì ch'io credea che il padre | Patria m'è l'ampia Creta, e mi fu padre | E, con man sollevatomi, del padre | Trovi la madre tua, che Icario il padre | A Polifide, il qual, crucciato al padre, | Madre d'Ulisse parlami e del padre, | Avea la madre veneranda e il padre? | Nell'atrio e i nappi, in che bevean del padre | Più potenti, offrirommi? Alla tua madre | Restami nel palagio ancor la madre? | «Riman con alma intrepida la madre, | Babbo, tu vanne rapido, e alla madre | Fosse, il ritorno a procurar del padre | Non si mostran gl'Iddii. Videla il padre, | Ella accennò co' sopraccigli, e il padre | Telemaco d'aver su gli occhi il padre | «Babbo, a cittade io vo, perché la madre | Con tai voci Telemaco alla madre | Te la saggia Penelope, la madre | Nel dì che nacque, la diletta madre. | Con aurea tazza: «Salve», disse, «o padre, | Mi sembri, e in questo tu ritrai dal padre, | Fu la vittoria. Ed oh! piacesse al padre | Te, che nol merti, odia il Saturnio padre. | Che per voler de' numi, alla lor madre | Anco di me infelice adempi, o padre; | Non senza un suo perché, seder fe' il padre | Celebrate t'avrìa l'esequie il padre. | Io poi darò a Telemaco e alla madre | Il ritorno non è. Trova la madre | Non che in pace, seder, mentre la madre | Ti protesto, Agelao, ch'io della madre | Cavò di senno. La diletta madre | La stirpe vanta, e non vulgare il padre; | Risplendendo nell'armi, accanto al padre, | Di Telemaco udillo, e ratto al padre, | Gridava, «eccomi qua: salvami, e al padre | E converso a Telemaco: «La madre | 'O figli degli Achei: questa è la madre, | Subito apparecchiate. Io voglio il padre | «Stranier», rispose lagrimando il padre, | Dove a te la città? la madre? il padre? | Correre alle narici, il caro padre | Indi sedean di sotto al caro padre | Si converse in tal guisa: «O nostro padre, | levò gli occhi al figliuolo alcuna madre, | poi che senza esso udì tornar le squadre; | l'amante suo, ch'avea nome dal padre, | come avesse in sua guardia mille squadre: | battere il volto dell'antiqua madre, | e di valore assimigliarsi al padre; | da un lato aver le veneziane squadre, | non so se devrà dir matrigna o madre; | con esso lui di finzïoni padre; | gli occhi alle man, ch'eran rapaci e ladre. | trovaro il fiore in braccio al santo padre. | di nuovi capitani alle sue squadre, | castighino le man rapaci e ladre, | vïolato hanno, e sposa e figlia e madre; | molto gaudio apportò ne le sue squadre; |
|