arto |  | coarto |  | parto |  | quarto |  | sarto |  | scarto |  | sparto |  | squarto |  | apparto |  | comparto |  | cosparto |  | departo |  | diparto |  | disparto |  | idrarto |  | incarto |  | infarto |  | inquarto |  | reparto |  | rincarto |  | rinquarto |  | riparto |  | scomparto |  | triparto |  | capoparto |  | soprapparto |  | autoreparto |  | capireparto |  | caporeparto |  |
| 119 endecasillabi classici rimano con arto: | | di cadaveri immondi il grembo sparto | del vinto egizzio e del fugace parto. | che diè nel mio natal culla al gran parto | Barbaro spirto, che di neve sparto | e qualor furiando esci del'arto | sola cagion perch'io di qua non parto, | Di bianche perle intra zaffiri sparto | del vinto egizzio e del fugace parto. | di cadaveri immondi il grembo sparto | Barbaro spirto, che di neve sparto | sola cagion perch'io di qua non parto, | Volendosi mostrar di error più scarto, | la negra madre con nefando parto | tu se' segnore, e sai ch'i' non mi parto | Allor venimmo in su l'argine quarto; | là giù nel fondo foracchiato e arto. | e quel dal terzo, e 'l terzo poi dal quarto, | Sopra seguiva il settimo sì sparto | intero a contenerlo sarebbe arto. | celesti onori. Io pur testé mi parto | una candida scrofa, col suo parto | nulla ha notizia; ed io da lei mi parto | dal nostro sangue; e pur Pilunno è quarto | anzi agli accesi altari il nuovo parto | e de' campi d'Apollo; a cui per quarto | la fame insieme col dolor del parto, | lo qual sopra ogni pena è acerbo et arto. | dopo l'anno secondo, e dopo il quarto: | mortali, udite in terra; a voi 'l comparto, | De la vittoria è giá maturo il parto. | Succede il buon Metello al duce quarto, | nato col grande Ettorre in un sol parto, | Né prole augusta mai sí nobil parto | com'ella poi ch'il sesto appresso il quarto | Ma come il forte Calidonio al quarto | spense nove guerrier; ma come il quarto | Giuno, e d'Alcmena prolungando il parto, | Già il terzo anno si volse, e or gira il quarto, | E deluse gli Achei. Ma come il quarto | Comun retaggio degli umani. Io parto: | Tre conducean la nera mandra, e il quarto | Da imporre in fronte al grazïoso parto, | Né primo né secondo né ben quarto | né 'l padre né i fratelli né chi a un parto | Gli è ver che questo crin raccorcio e sparto | una regina aiutavano al parto: | non ebbe un tal dal secol primo al quarto. | Venere e Marte, che l'avevano sparto | Otto del terzo, e sedici del quarto | Nascono armati del lor sangue sparto. | Ma dal proposto mio troppo mi parto: | Dett'ho del terzo, odeti per il quarto, | lei davanti et me poi, produsse un parto. - | Poi ne spiccò di quel cammello un quarto, | guarda s'io taglio a punto come il sarto. | ma pur dal giuoco però non mi parto, | no, bietolone, e nemmeno il tuo sarto, | Le faccio voti d'un felice parto | No, Sicinio, se mai è solo un arto, | più d'una volta ogni quarto... | che pur promettono un felice parto - | la nostra pace, simile ad un arto | ebbe da lei due figli in un sol parto. | venuti al mondo con lo stesso parto: | un minimo di forze dopo il parto. | Ma, corpo d'un demonio!, signor sarto, | io posso ben aggiungere il mio quarto. | Ma la mia musa ha le doglie del parto | venuto al mondo nello stesso parto, | Che reca nella sua impresa il quarto? | ad alleviar gli spasimi del parto | le nuove che gli propinava un sarto; | vile ribaldo, t'ha cucito un sarto. | della mia vita per un'ora e un quarto | Quante donne hanno visto questo parto? | Signore, ditemi, chi è il suo sarto? | di tutti gli uomini del mio reparto | de l'immutabil mente unico parto, | di sua progenie; e l'inefabil parto | Ma se più antiche fur del novo parto | attendono de' figli al novo parto? | E quel che fu nel primo antico parto | disdegnosa la terra audace parto; | del peccato, ch'è prole e primo parto | e dava ormai lieto principio al quarto. | languido e mesto ed infecondo al parto. | Altri Dio no, ma creatura e parto | E poi da lui divise il giorno quarto | Non quei, che l'animal figliando in parto, | onde uscì prima, il non cresciuto parto, | E quinci avien ch'altri nel primo parto | la terra pregna de l'orribil parto. | che non son nati in doloroso parto | E de l'alcione al desiato parto | com'a lei non convegna indegno parto, | quando ei ne generò l'eterno parto. | e par che tema in quel mirabil parto | dunque anima ha la terra, ond'ella al parto, | Ma qual si fosse già nel primo parto | l'onor devuto del suo nobil parto, | e l'impeto raffrena, e 'l dolce parto | il dianzi nato ancor tenero parto? | de' suoi cerbiatti cede il novo parto, | che molti figli suol produrre al parto | e se non caro, è necessario il parto. | oltre il suo fin nel mostruoso parto. | in quei che fan sì numeroso il parto. | illegittima prole e dubbio parto | maravigliando, de la mula il parto; | che del gran mondo producesse il parto, | Corre contra gli Assiri Eufrate il quarto. | restai dopo le nozze, e dopo il parto | non con impeto tal piomban dall'Arto | Forse di me si teme? Ecco mi parto, | ahimè fur empie, e fu nefando il parto; | Sembran da cretic'arco o pur da parto | Non più frequente esce dal gelid'Arto | ebbi due figli ad un medesmo parto; | nè Lucina chiamò mai nel suo parto! |
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