Rime di 'estrui'

Trovate 36 rime per estrui

flui
fui
qui
sui
vui
abbui
altrui
apprui
bui
colui
costui
cui
dui
estrui
estui
frui
lui
pfui
pui
rabbui
rifui
scombui
sui
tui
allelui
codestui
cotestui
imprui
indui
semibui
ambedui
ambidui
amendui
malestrui
tramendui
intramendui

500 endecasillabi classici rimano con estrui:
Tai son le lingue mutole con cui
E così accorda gli stromenti sui
Ed egli a lei sospira ed ella a lui
e la gloria rapir presume altrui
Il Saca e'l Battrian soggiace a lui,
Vien Luciferno il fier dopo costui,
senon vi fusse quel degli occhi sui.
che potrebbe abbagliar la vista altrui,
sia la tua gloria e la salute altrui. -
ch'elegger sappia almen suggetto in cui
di qua, di là da dui ministri e dui
ma però che la forza è scema in lui
La corona e lo scettro ha in man costui
ciascun risguarda, adopra il mezzo altrui.
ma perché gli atti e i movimenti sui
il celeste orator la tien per lui,
d'attraversar nela partita altrui.
e l'alato fanciullo, infra lor dui
ch'accontato quel di s'era con lui.
Sidonio il vide e vide esser colui
Sia pur chi vuol, né di tutela altrui
che'n periglio mortal d'entrar per lui
Imaginar non sa chi sia costui,
dicea ciascuno aprova, 'io sono, io fui'.
ch'appropriando a sé la colpa altrui
In me diletto ed utile in altrui
la malizia senil tentava in lui
Erbosco a ciò non ponea mente a cui
sacrilego crudel, condotto io fui,
persegui i cori ed incateni altrui?
fia che vaglia a sottrarne ai lacci tui,
né cura aver dela sorella altrui
Ma convien che costei ceda a colui
Con lo sprone e col fren fan lite in lui
a dargli parte de' successi sui,
Ei, rivolto a colei ch'era colui,
Tutti d'un voto acconsentiro a lui
aquila e lince a saettare altrui. -
Cieco l'un, cieca l'altra, ed ambidui
te sol torrei come sol degno a cui
anzi un freddo spadon qual'è costui
Senon che certo assecurata io fui
io non ho core e lo mio cor n'ha dui
l'aviva sì ch'egli ha sol vita in lui.
impiagato il mio cor vive in altrui.
più l'amor mio che la perfidia altrui?
tolta al mio sposo e soggiogata a lui?
dela mia fede assecurar costui,
Sempre accompagna il sol, né mai da lui
vien Morte iniqua a trionfar di lui.
pria ch'egli vada a trionfar d'altrui
ch'apparisce e sparisce agli occhi altrui
Vedi ch'apunto ne' sembianti sui
Il paese de' sogni è questo a cui
Il Tago e'l Gange irrigheran per lui
fia che tra' gigli d'or sol per costui
Oltre il buon zelo e la giustizia, a cui
ricovrar mi devessi, in dubbio fui.
Ma lung'ora però del loco, in cui
e seben io tra que' miglior non fui,
prendendo a scherno i bei sudori altrui,
Ma questo è il men, senon che'l vulgo, a cui
Fileno ha nome, e dal'insidie altrui
- È de' nostri (risponde) Amor di lui
Chiede a Venere Adon chi sia colui
ch'Adon fia sempre tuo, né mai d'altrui,
giuro per gli occhi e per le chiome, in cui
Per quella face ond'infiammato io fui
per invidia dannar suole in altrui.
e'l ben che di goder si vieta a lui
che pur sempre del vero amico fui
la libertà del sindicare altrui;
e lo spirto gentil ch'io scorgo in lui
e, com'è stil de' coetanei sui,
e piangea nel'andar, come colui
Iva ala scola, a quella scola in cui
per dar la morte a chi si fida in lui.
e cieco è sol però ch'accieca altrui
Caraccio a Febo caro e tu con lui
poiché gemino lume e quasi dui
E voi, Bronzino e Pasignan, per cui
un sol guardo di lei trafige lui;
ché, sel folgore suo percote altrui,
se grazia o ferità prevaglia in lui.
Di sé s'appaga e lascia in dubbio altrui
Ch'io deggia sopportar crede costui
quando diedi primier notizia a lui
E forse ch'io ministra anco non fui
siché mirando un cor quel bello, a cui
dico que' lumi perfidi, ch'altrui
Veggio doppio oriente e veggio dui
che generolla, generato io fui.
fu la mia genitrice e da colui
se l'onta che mi fè ricade in lui;
vergognosa materia al riso altrui.
del grave oltraggio onde delusa fui,
Ma mi convien, com'ammonito fui
concederei questo bel pomo a vui,
Ben volentier, se senza ingiuria altrui
libero, a cui, nonch'altri, anch'io soggiacqui?
seben dal ventre suo concetto io nacqui?
mill'onte gravi io mi soffersi e tacqui,
e s'egli col suo vino agita altrui,
io posso col mio strale agitar lui.
Clizia, da cui già tanto amato fui,
a me volgeasi ed io volgeami a lui.
mentr'io racconto, ahi sfortunato! altrui
le delizie e i piacer ch'ebbi con lui?
Ma se di me, che troppo incauto fui,
portami almeno al mio signor, da cui
Forma umana favella e narra a lui
senza sospetto alcun d'insidia altrui
stavasi sola a trattener con lui.
onde in quel punto addolorata io fui;
così facil non è come l'altrui.
tutto il mar distillar deggio per lui
Sentendo nel bravar che fa colui
benché debil di forze, incontr'a lui
né senza tema e meraviglia altrui
Dà di piedi al destrier prima colui
Quel che porta il leon va dopo lui
Come alfin mi conobbe e come fui
lungo a dir fora e quali e quanti a lui
Questo però tacer non voglio altrui,
Comprender puoi dal'abito s'io nacqui
al'impero d'Amor mai non soggiacqui,
e di poter mostrar più mi compiacqui
basta solo assaggiarne un frutto o dui.
che ne confonde e ne satolla altrui;
l'Esperia, abondasi de' pomi sui,
Il gallo che li suole aprire altrui.
Teneri canti, e tu che mostri altrui
Di que' sì dolci suoi bambini altrui,
Non disdegnan sovente entrar con lui
Opportuno si vanta, e in grembo a lui
Seco susurra ignoti detti a cui
Ricordar le vicende; e con obliqui
Zelo d'arcani uficj: in van per lui
Tanta salute. A te sui servi altrui
Il gallo che li suole aprire altrui.
Soavi canti; e tu che insegni altrui
Di que' sì dolci suoi bambini altrui
Tal che securo sacerdote a lui
Non disdegnan sovente entrar con lui
Seco susurra ignoti detti, a cui
Ricordar le vicende; e con obliqui
Tanta salute. A te ne' servi altrui
Effuso rivelossi a gli occhi altrui.
Giovinetto intraprese. Ah chi di lui
De le Cinzie terrene i guardi obliqui.
Di contraria dolcezza i sensi altrui.
Signor che fai? Così dell'opre altrui
Al biondo Ganimede i guardi obliqui,
Sappi - rispose alla donna colui -
Sempre mai, in ogni lato dov'i' fui,
Tu hai cagion, ch'io non sarei colui
concederei questo bel pomo a vui,
Ma mi convien, com'ammonito fui
del grave oltraggio onde delusa fui,
vergognosa materia al riso altrui.
se l'onta che mi fè ricade in lui;
fu la mia genitrice e da colui
che generolla, generato io fui.
dico que' lumi perfidi, ch'altrui
siché mirando un cor quel bello, a cui
quando diedi primier notizia a lui
Ch'io deggia sopportar crede costui
se grazia o ferità prevaglia in lui.
ché, sel folgore suo percote altrui,
un sol guardo di lei trafige lui;
Caraccio a Febo caro e tu con lui
per dar la morte a chi si fida in lui.
la libertà del sindicare altrui;
che pur sempre del vero amico fui
per invidia dannar suole in altrui.
A dio, ti lascio; omai fin qui
Chiede a Venere Adon chi sia colui
Fileno ha nome, e dal'insidie altrui
Ma lung'ora però del loco, in cui
ricovrar mi devessi, in dubbio fui.
fia che tra' gigli d'or sol per costui
Il Tago e'l Gange irrigheran per lui
Il paese de' sogni è questo a cui
Vedi ch'apunto ne' sembianti sui
pria ch'egli vada a trionfar d'altrui
vien Morte iniqua a trionfar di lui.
dela mia fede assecurar costui,
tolta al mio sposo e soggiogata a lui?
più l'amor mio che la perfidia altrui?
impiagato il mio cor vive in altrui.
Senon che certo assecurata io fui
anzi un freddo spadon qual'è costui
te sol torrei come sol degno a cui
aquila e lince a saettare altrui. -
Tutti d'un voto acconsentiro a lui
Ei, rivolto a colei ch'era colui,
Ma convien che costei ceda a colui
né cura aver dela sorella altrui
persegui i cori ed incateni altrui?
sacrilego crudel, condotto io fui,
Erbosco a ciò non ponea mente a cui
la malizia senil tentava in lui
In me diletto ed utile in altrui
ch'appropriando a sé la colpa altrui
Imaginar non sa chi sia costui,
che'n periglio mortal d'entrar per lui
Sia pur chi vuol, né di tutela altrui
Sidonio il vide e vide esser colui
ch'accontato quel di s'era con lui.
il celeste orator la tien per lui,
ma perché gli atti e i movimenti sui
ma però che la forza è scema in lui
senon vi fusse quel degli occhi sui.
Vien Luciferno il fier dopo costui,
Il Saca e'l Battrian soggiace a lui,
Ed egli a lei sospira ed ella a lui
Tai son le lingue mutole con cui
io posso col mio strale agitar lui.
Clizia, da cui già tanto amato fui,
le delizie e i piacer ch'ebbi con lui?
Ma se di me, che troppo incauto fui,
portami almeno al mio signor, da cui
Forma umana favella e narra a lui
senza sospetto alcun d'insidia altrui
stavasi sola a trattener con lui.
onde in quel punto addolorata io fui;
così facil non è come l'altrui.
tutto il mar distillar deggio per lui
Sentendo nel bravar che fa colui
benché debil di forze, incontr'a lui
né senza tema e meraviglia altrui
Dà di piedi al destrier prima colui
Quel che porta il leon va dopo lui
Come alfin mi conobbe e come fui
Questo però tacer non voglio altrui,
che ne confonde e ne satolla altrui;
Che il regno suo dannavano, che a lui
Imbaldanziva favellando, e a lui
Serena luce? Or sia; poichè colui
Ingombran tutto; immensa torma, a cui
Carlo con tutti i Paladini sui
Belìal consigliava; e appresso lui
In nobiltate e in possa, e pur a lui
Tutti i prodigi abbominandi, a cui
Di lui che m'odia ad eseguir, di lui
Oggetto singolar, l'uomo, per cui
Sen giva errando quella coppia, in cui
Di questa carne mia, tu, senza cui
Da viril grazia e da saggezza, in cui
Or soltanto ti sta. Ma vieni, a lui,
Da lor fu colto, raccontaro. A lui
Quell'iniquo varcò; contrade, a cui
Or tu raduna, e quelle insiem di lui
Sì prega Adamo, e dolcemente a lui
Ad effetto recò, l'uom fe', per lui
Suo moto ed atto la malizia in lui
La debolezza e l'indulgenza altrui.
Perch'ero nudo e mi nascosi. - A lui
Complici del suo fallo al par con lui
Che usurpò ambizïosa i dritti altrui,
Poss'io moltiplicar se non le altrui
Ei spesso l'ora maledice, in cui
Intercessore, interprete per lui
Verso me la pietà; chè, mentre io fui
Ti verrà men, se non il cibo? - A lui
Però fra loro ei si scerrà, da cui
Meco ne vien che, se cagione io fui
giù per la scala correndo costui,
sarà stasera questa?». E inver lui
la cappellina che teneva lui;
Maestro, a voi no’ siàn venuti qui
Sia maladetto el ventre dove giacqui
Sia maladetto il giorno quando nacqui
della Fortuna o biastemar altrui?
dico: tanto gran mal cagion ne fui
che ella venissi in questi luoghi bui;
Certamente felice fia colui
Per dimostrar sua bella faccia a cui
Questo ardir, et disponsi al servir lui
Che via et modo non ho di lasciar lui
Et men pensier mi vien d'amar altrui.
Morte, come mai più senza costui
La vita mi è un morir senza di lui
Mentre che questi va incitando altrui
Più pietà si ritruova che in costui,
Che col suo falso nome inganna altrui ;
Nel cor, nè pietà prendeli di lui,
Nè vuol Amor donar triegua a costui.
Pigliar quanto ella, nè mutar altrui
Qual Fidia in marmi coi scolpelli sui,
Nè più lo lasci per seguir altrui.
Lasciò cader i genitali sui
Pluton traremmo fuor dei luoghi bui?
Sdegnasi il palladin ferrir colui
Et tuol la stanga, et poi contra colui
Liberò già dal fuoco, o quanto a lui
Me liberasse! Che una mano a dui
Che 'l cor con l'honor mio portò con lui.
Se accosta Zenodoro e a tutti dui
Pel nuovo giorno, onde risponde a lui
Che gratiosi ancor comprendo vui
Dubbio ho del regno mio, dubbio ho di vui,
Era valente cavallier costui
Acompagnato che si fu con lui,
ceder l'armi. Che più? Pugnan per lui
Ma l'indefesso Bonaparte, a cui
filosofando ornasti i pensier tui,
Ma di rincontro folgorando i sui
fratello! Oh quanto nell'udir mi piacqui
de' buon la speme, addio vi dissi, e giacqui!
parole Italia ne rampogni, in cui
Ma dimmi, o padre: chi da' marmi bui
amor, rispose, e dirò come il fui.
Canta il nocchiero e allegransi i propinqui
Con l'urne industri tanta valle, e pingui
Siete cortesi allor che dagli antiqui
Disse il giogante, quando giunse a lui:
Queste mense son messe per altrui,
va’ tosto, muovi, e la cagione altrui
ch’io femina era, e non disse da cui.
per trar d’errore voi ed anche altrui;
ben ch’io no’ ne sia degna come lui,
ch'a me dee molto, ed io niente a lui.
e son chiamato ingrato da colui,
i guerrieri, i compagni, i cugin sui:
in alcun modo d'oltraggiare altrui;
come fan quei, che sono eguali a lui,
oscura quanto può sempre in altrui.
e la chiara virtù che non è in lui
non gente né vertù ch'ei chiugga in lui,
ma il diviso voler che trova in vui.
senza che s'aggiungesse quel per cui
mille vite darei, salvando lui.
ché tale stringe ogn'uom timor di lui
ch'ei non sente se stesso, e meno altrui;
minacciando: “Or drizzato il torto altrui
non può ben giudicar come colui
che scerne il suo bisogno e quel d'altrui.
di ritrovarse in pruova contro a lui,
per la conforme età ch'è in ambedui,
Arturo, il nostro re prega che vui
lassando ogn'altro affar vegniate a lui,
e che d'esse adempir contento fui
voi quinci testimon ne appello e lui.
saran destrutti, e tutti ancisi i sui,
ove la tornerebbe, e 'n man di cui?
col gran re vostro padre in pruova fui,
e qual proprio figliuol parti' da lui.
che doppo un breve andar si torni a lui,
di sé medesmo misero o d'altrui
sian di se stesso o de i nemici sui,
con suo danno e disnor volesse a lui.
e per or seguitiam gli errori altrui,
di lassarse portar dal corso altrui,
che con gran faticar ponno ambedui
del popol folto e degli artigli sui,
e 'n modo opra con lor, che doppo lui
pon più securi andare i guerrier sui;
e pensar che Dio sol può senza altrui
ogni cosa adattar qual piace a lui.
e non la lingua, il gran valore altrui,
che sia morto o prigion racconta altrui,
Tristan, Boorte e i miglior duci sui:
fuggir ciascuno, e non saper da cui,
ove scorge l'insegna in forza altrui:
dà colpo fero, e non pur guarda a cui.
perché senso vital non resta in lui:
alla vera virtù, tien vil colui
se non dal busto in giù la parte, in cui
sta quel, ch'avanza al nutrimento altrui.
cosa, che molto amasse, senza lui;
ch'ei fosse Lancilotto a gli occhi altrui,
ei potesse supplir per ambedui
uscir vedreste allor che sol di lui
riconoscon l'impero e non d'altrui.
Or le prendete adunque e dite a lui
ché fia cotal, ch'ogni alta gloria altrui
e si conforti in contemplar de' sui
Il celeste Francesco era costui,
come il primiero ancora appar de' sui
ivi il saggio Merlino avea di lui
La nobil Gallia si vedea per lui
e contra i colpi e 'l vaneggiar d'altrui,
il cielo al suo venir; non quel ch'altrui
apertissimo è dato e chiuso a lui.
E quello alteramente sovra lui
nella qual raddoppiando i colpi sui
ma il Franco invitto, ch'ha virtude, in cui
il gran regio figliuol, questo e quei dui,
chi più d'ogni altro vivo è caro a lui:
e di molti altri amici e cugin sui
che poi ch'esser non può fra' primi dui,
ferma speranza avea di vincer lui.
«Miserere di me», gridai a lui,
Rispuosemi: «Non omo, omo già fui,
di te mi loderò sovente a lui'.
'O donna di virtù sola per cui
di quel ciel c'ha minor li cerchi sui,
vidi e conobbi l'ombra di colui
Incontanente intesi e certo fui
a Dio spiacenti e a' nemici sui.
per aver pace co' seguaci sui.
e poi mi fece intrare appresso lui;
Tosto che 'l duca e io nel legno fui,
de l'acqua più che non suol con altrui.
Ver è ch'altra fïata qua giù fui,
che richiamava l'ombre a' corpi sui.
mi pinser tra le sepulture a lui,
Com' io al piè de la sua tomba fui,
ch'io domandava il mio duca di lui,
Se Giove stanchi 'l suo fabbro da cui
onde l'ultimo dì percosso fui;
rispuoser tutti, «il satisfare altrui,
Però, se campi d'esti luoghi bui
quando ti gioverà dicere 'I' fui',
chi è più scellerato che colui
Drizza la testa, drizza, e vedi a cui
in giù son messo tanto perch' io fui
e falsamente già fu apposto altrui.
se mai sarai di fuor da' luoghi bui,
E tutti li altri che tu vedi qui,
sì ch'io esca d'un dubbio per costui;
Lo duca stette, e io dissi a colui
ch'i' mi sforzai carpando appresso lui,
A seder ci ponemmo ivi ambedui
che suole a riguardar giovare altrui.
«O gloria di Latin», disse, «per cui
o pregio etterno del loco ond' io fui,
sì ch'i' la veggia e ch'i' la mostri altrui;
lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui.
procacciam di salir pria che s'abbui,
Così disse il mio duca, e io con lui
e tosto ch'io al primo grado fui,
cinqu' anni non son vòlti infino a qui.
qual fosti meco, e qual io teco fui,
Di quella vita mi volse costui
Poi che di riguardar pasciuto fui,
con l'affermar che fa credere altrui.
mostrando li occhi giovanetti a lui,
Sì tosto come in su la soglia fui
questi si tolse a me, e diessi altrui.
ma fa sua voglia de la voglia altrui
così, poi che da essa preso fui,
com' esser posso più, ringrazio lui
Ma ditemi: che son li segni bui
Ma i Provenzai che fecer contra lui
qual si fa danno del ben fare altrui.
Buggea siede e la terra ond' io fui,
Folco mi disse quella gente a cui
di me s'imprenta, com' io fe' di lui;
Così quel lume: ond' io m'attesi a lui;
e quinci e quindi stupefatto fui;
la bella image che nel dolce frui
parea ciascuna rubinetto in cui
che ne' miei occhi rifrangesse lui.
né tardo, ma' ch'al parer di colui
Ma rivolgiti omai inverso altrui;
tre volte cinse me, sì com' io tacqui,
io avea detto: sì nel dir li piacqui!
Aiace d'Oïlèo. Contra costui
che, solo intente a logorar l'altrui,
assaliro in un tempo Acate e lui.
de le vostre marine o de l'altrui:
ed accorto di ciò non faccia altrui
saziar, mirando or gli suoi doni, or lui;
ch'io stesso il vidi, ed io gran parte fui
stava qual mi vedete. Ora son qui
ruina estrema (la qual sopra lui
il giovine Corèbo. Era costui
Andiam per luoghi solitari e bui:
o ch'io provassi, o che avvenisse altrui,
ch'immota, e cólta, e consacrata a lui,
di visitarlo, e di spïar da lui
tal è del ciel, de' fati e di colui
venia mercé chiedendo. Era costui,
schiva non fossi, solamente a lui
i miei sensi e 'l mio core, e solo in lui
porgi preci a gli dèi, fa' vezzi a lui,
ritirata da gli altri, è sol con lui
che fu padre di Maia, avo di lui,
E chi piú la mantiene? Era costui
sai d'esser seco e di trattar con lui;
Dilli che Dido io sono, e che non fui
e gittarlo nel mare? ancider lui
Sol restava Cloanto: e verso lui
dopo questi Dïòro. Era costui
cosí soggiunse: «Or che diria costui
che a te ne venga, e per tuo mezzo a lui
l'oscure profezie. Giva con lui
e de' piú segnalati intorno a lui
Ciò disse, e da furor spinta, con lui,
ché deluso da Febo unqua non fui,
de la tua vista. Ah, perché fuggi? e cui?
che gli altri tutti; e piú ch'a gli altri, a lui,
ne fia di pace il convenir con lui,
Enea, Enea mi vince. Ah se con lui
la guerra intuona: guerra dopo lui
diessi a' Sabini in parte. Era con lui
fulminando mandò ne' regni bui.
de' miei d'Arcadia, spedirò con lui,