200 personaggi in cerca d



Se passate dalle parti del petroso villaggio di Krasnoe, chiedete dell’isba di Nijura. Mi troverete che lavoro nell’orto, in compagnia di un maiale e di una mucca e vicino allo scheletro di ferro di un biplano del ’41. Quella storia ve la racconterò come la racconto da anni ai pochi bambini rimasti in campagna.
C’era una volta un soldato semplice dell’Armata Rossa che venne con giubba e cinturone a fare la guardia all’aereo caduto nel mio giardino. Era un ometto dalle gambe storte e le orecchie rosse che inciampava sulle mollettiere e non gli riusciva nemmeno il saluto, ma aveva l’animo così gentile che mi pareva un principe. Gli piaceva ricamare, parlare coi cavalli e sedersi sull’ala che pendeva. Tutti lo credevano un buono a nulla, una scamorza, un idiota, ma più idiota di lui erano la guerra, e i regolamenti, e il senso militare del rigore.
A volte lo fermava come una malinconia, la coscienza di non essere utile a nessuno, una misera sentinella dei malintesi come siamo tutti, ma con la faccia dolce d’un attore del cinema muto. Di sicuro, prima o poi, sarebbe ritornato per ricominciare da capo la sua commedia.



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