200 personaggi in cerca d



La guerra si sovrappose alla mia adolescenza come una calcomania. Lo appuntai in un lunario della memoria. Avevo tenuto in serbo per cinquant’anni i miei ricordi come un tempo si metteva da parte la legna, qualcosa che può tornare a servire. Per «riordinare nella fantasia i conti che non tornano nella realtà», lo confesso.
L’ultima lettera di mio fratello, un tempo più grande di me e ora infinitamente più giovane. L’isola della mia infanzia, con un mandorlo nel giardino e le spiagge africane, e una «libertà fisica senza confini». La tranquillità della vita familiare e il sortilegio che la inghiottì nella terra. Il ponte di un piroscafo. La capitale, con le sue cupole. Il fischio delle sirene antiaeree. La coscienza di essere già in ritardo per il conservatorio. La precarietà che la guerra diffondeva nell’aria come una polvere. Il primo colpo di pistola. La ricerca di un corpo senza nome e il suo ritrovamento. Le cimici di una carbonaia per carcere. La mia fucilazione fissata per l’indomani. E il suo annullamento per uno scherzo del calendario. La scelta di prendere partito per la gente meno fortunata, di iscrivermi al Pci. E dopo tanto sangue il rifiuto della normalità nel dopoguerra come di una diserzione. La ricerca di un compito da assegnarmi. E l’innocente impulso del matrimonio, l’ottimismo di un figlio. E il mestiere del giornale, l’invasione di Praga, il dissenso, la scommessa di una nuova redazione.
L’odore di inchiostro e di piombo che allora prese la vita: due pagine per ogni argomento e una riga su tre di troppo.
E intorno tutte le miserie umane: l’inimicizia come spirito del mondo, l’intreccio di ferocia e futilità del presente, la malattia, il dolore.



Scrivi il nome dell'autore del personaggio: